23 Dic 2020

Un racconto per Natale

“Una notte di Natale”

di P. Antonio Maria Sicari

Quella notte di Natale (una tra le tante dopo 2020 anni) accadde una specie di miracolo.

In una casa qualunque (di qualsiasi città o villaggio), una persona qualunque (vecchia o giovane, uomo o donna, papà o mamma, ragazza o ragazzo, bimbo o bambina) pensò: “Ma a che serve il Natale? Se non ci fosse, ci sarebbe soltanto una festa in meno, ma potrei inventarne un’altra per rallegrare il mio cuore”.

Era solo un pensiero, ma si tramutò subito in un virus: e nel mondo scoppiò una pandemia che prese a inaridire menti e cuori…

Intanto, in un lontano angolo di cielo, Gesù pensava: se gli uomini stanotte dimenticassero il mio Natale, perfino il Paradiso, per la prima volta, diventerebbe triste.  

Diventerebbe triste perfino il mio cuore: è vero che il mio corpo è ormai risorto,  ma io porto ancora in me la ferità  di quel lontano venerdì, quando gli uomini mi hanno flagellato e crocifisso.

Ma se diventerà triste il mio cuore, la terra si riempirà di angoscia…

C’era, però, vicina a Lui una donna dolcissima (sua madre Maria) che aveva ormai imparato a conoscere tutti i suoi pensieri e che gli disse: 

«Qualunque cosa accada, io non potrei mai dimenticare. E se io non dimentico, ci sarà sempre sulla terra (in qualche città o in qualche piccolo villaggio) qualche donna che aspetta un bambino e che non riuscirà a dimenticare».

Gesù le sorrise e assentì chinando la testa. 

Poi Maria aggiunse: «Ormai, quando una creatura umana nasce, è sempre un figlio di Dio a nascere e, tra coloro che si son chiamati ”cristiani”, ci sarà sempre almeno una mamma a ricordare che il Figlio di Dio è nato davvero».

E fu così che, proprio quella notte di Natale, salirono verso il cielo molte Ave Maria di “donne in attesa” e  molti baci di bambini, mandati al piccolo Gesù del presepio.